martedì 11 settembre 2012


Lunedì 10 settembre,
ciao a tutti. Pensare che io mi facevo dei problemi per qualche variante che prevedesse delle salite, ma le tappe che sto affrontando in Svizzera, con i loro saliscendi e i 27 km giornalieri (e 23 kg di zaino) sono ben più faticose di quanto fatto finora!
Qualcuno, tempo fa, mi faceva notare l'allenamento che, sicuramente, io avevo acquisito con tutti i km fatti nel cammino. Certamente, in fatto di resistenza, è stato un bell'allenamento, ma posso dire che camminare in montagna è un modo più completo per tenere attive le varie parti del corpo; quando si cammina in piano, e per lo più su fondo regolare, si fanno lavorare solo alcuni muscoli delle gambe e poco le articolazioni delle caviglie, per non parlare delle piante dei piedi sull'asfalto; molto diversa è la situazione in montagna dove tra salite, discese e terreno sconnesso vengono sollecitati molti muscoli e le varie articolazioni.
Così in questi primi giorni in territorio svizzero è stato necessario riabituare il corpo ad un'attività diversa e più intensa che, sinceramente, a fine giornata si è fatta sentire. Il caro Pasquale, che si era preoccupato di poter disturbare il mio riposo con il suo russare, credo che dopo queste due tappe non avesse più nemmeno la forza per rumoreggiare nel sonno e questa sera, davanti ad una birra fresca, quando ci siamo salutati in stazione, l'ho visto abbastanza provato.
Parlando di attività, volevo, invece, mettere in evidenza la quantità di tedeschi, più o meno giovani, che ho incontrato in tutta la Germania che praticano il Nordic walking, esercizio fisico che consiste in una camminata a ritmo sostenuto con l'uso dei bastoncini da trekking o anche di sci senza rotelle.
Da noi è ancora poco diffuso ma è una pratica sportiva che ha enormi vantaggi, per la correzione della postura e per la possibilità importante di fare attività senza avere infiammazione alle articolazioni come spesso avviene nella corsa, oltre a far lavorare anche le braccia e le spalle; qui non si fanno problemi a farsi vedere in giro con i bastoncini, in Italia, invece, molti non amano ancora mostrarsi con questi attrezzi.
Tornando, invece, alla n.s. quotidiana, almeno fino a novembre, attività del camminare, questa mattina ci siamo svegliati di buonora, scoprendo una fitta nebbia che faceva immaginare una giornata di bel tempo e così è stato. Sole, cielo limpido e temperature estive; l'inizio della tappa, dopo avere attraversato il paesone di Delemont, che incominciava a svegliarsi, è avvenuto risalendo un bellissimo bosco misto di faggi e abeti bianchi dove l'aria, ancora carica dell'umidità del temporale notturno, creava, con il sole che filtrava tra i rami, magici giochi di luce, situazione ideale per fare foto. In circa un'ora e mezzo abbiamo raggiunto il villaggio di Courrendlin, dove ci siamo fermati a salutare il parroco della chiesa cattolica, l'abbe Maurice, persona simpatica, come anche la sua assistente, la signora Pinuccia, di origini italiane, che ha voluto, poi, camminare per un breve tratto con noi.
Il Parroco è stato molto gentile ed ospitale e sia lui che la signora avrebbero voluto invitarci a pranzo, ma i km da percorrere e il treno che avrebbe riportato Pasquale in Germania ci aspettavano (e si vede che ancora non avevano letto il blog, altrimenti, col cavolo che mi invitavano). Sia per il suo modo di fare che per le esperienze vissute penso che aver prolungato la visita all' abbe Maurice sarebbe stata un'occasione di confronto interessante; come ha potuto constatare anche il mio amico, ancora una volta, si sono rivelati assai diversi il senso di ospitalità e il modo di affrontare le stesse situazioni tra i parroci di parrochie minori e le sedi più importanti.
Ciò che è accaduto al monastero di Marianstein, onestamente, mi ha parecchio deluso, nello stesso modo in cui si era verificato a Limburg. In un monastero, sertirsi dire che non c'è posto è abbastanza ridicolo, due persone su un pavimento occupano, davvero, poco spazio. Ma a parte ciò, è stato deludente, ancora una volta, l'atteggiamento di totale indifferenza mostrato da alcuni amministratori della chiesa, come il padre benedettino che ha guardato le credenziali con lo stesso interesse dell'impiegato di un ufficio pubblico, quando si va a presentare un documento, che lo osserva facendo trapelare dalla sua faccia che non servirà a nulla (ma lui non è un normale impiegato); non solo, ma credo che il religioso sia stato una delle pochisssime persone che non abbia rivolto domande in merito al cammino. La mattina seguente, poi, prima di partire per Delemont, ci siamo recati in chiesa e lo stesso padre ci ha visti e non ci ha degnati di una parola, lo stesso sorriso stampato alle 18 del pomeriggio come alle 8 del mattino...
Ricordo ancora, quando sono giunto a Hesselbach e cercavo una sistemazione, nonostante le gasthof preannunciate, che ho incontrato una ragazza che innaffiava i fiori alla lapide dei caduti in guerra. ho pensato che chi si occupava di un tale compito potesse essere una persona sensibile e disponibile, il suo portamento faceva pensare ad una ragazza riservata e un poco timorosa, ma ho deciso, ugualmente, di domandare. E' stata, subito, molto gentile ed interessata al cammino ed ha coinvolto la madre ed un'altra ragazza in ricerche e telefonate per trovare una soluzione; la situazione è andata avanti per venti minuti e capivo dai loro sguardi e dai gesti che avrebbero voluto ospitarmi ma non si sentivano sicure. Alla fine, con dispiacere, non hanno potuto aiutarmi, ma si leggeva negli occhi della ragazza la condizione di imbarazzo per una soluzione diversa che avrebbe voluto offrirmi e mi ha proposto di prendere del cibo.
Io ho ringraziato, comunque, e sono andata alla gasthof vicina, l'unica, con cui ho concordato un prezzo più accessibile per la notte. L'indomani, passando, di nuovo, accanto alla casa della ragazza, mi venne incontro un giovane, forse il compagno o il fratello, che mi porse la mano e si presentò, scusandosi per la sera prima e chiedendo se avessi bisogno di fare colazione, per me è stato come se mi avesse ospitato comunque, davvero un bel gesto.
Posso capire e, in parte condividere, lo scetticismo dei religiosi nei confronti dei “pellegrini moderni” (le statistiche dicono che l'80% dei pellegrini fa i cammini per motivi storico culturali e il 20% per quelli religiosi, quindi i dubbi sono legittimi) ma penso che proprio loro dovrebbero essere i primi a non dare niente per scontato, come sempre ci hanno insegnato, e a dare una possibilità a chi chiede ospitalità, mettendolo alla prova. Così è stato in diverse parrocchie dove ho alloggiato, quando mi hanno offerto di dormire per terra sul mio materassino, diversamente, chi pretendesse un letto allora può anche andare in albergo, ma decidere di non offrire ospitalità a chi sta camminando da tre mesi mi sembra contro ogni principio religioso, altro che essere impazienti come qualcuno mi ha detto!
Tornando alla ns tappa, abbiamo poi ripreso il cammino, assicurando al parroco che lo avrei aggiornato sul viaggio e abbiamo preso a salire in modo deciso e costante lungo una bella mulattiera, prima nei boschi e poi in mezzo a meravigliosi pascoli verdissimi. Tante le mucche a ruminare, sdraiate sui prati con i loro vitellini, e tante, come non mai, le poiane nel cielo.
Un bello spettacolo che ci ha ripagato della fatica fatta. Poi l'ultima e lunga, nonché ripida discesa nel bosco, dove qualche larice comincia ad ingiallire, che ci ha permesso di raggiungere Moutier.
Salutato Pasquale, mi sono diretto verso il centro dove ha sede la sezione del Club Alpino Svizzero di Moutier e dove alloggio questa sera; una piccola Cabanne sulla riva di un fiume limpido, sovrastato da importanti pareti di calcare e palestre di arrampicata, fuori un tavolo con le panche e alcuni signori montanari e soci del Cas che trascorrevano qualche momento con la compagnia di bicchieri di vino e profumato formaggio di alpeggio. Sono stato subito invitato a consumare il cibo offerto, qualcuno che parlava inglese e altri che, per ragioni diverse, conoscevano l'italiano, hanno mantenuto viva la conversazione, è stato un bel momento conviviale, poi loro sono andati via e mi hanno lasciato la “cabanne” a disposizione, con ambienti molto accoglienti, una bella cucina e dodici posti letto. Nel frattempo il caro Sergio, chef della sezione, di lontane origini piemontesi, dopo aver, inutilmente, cercato di procurare il timbro della parrocchia cattolica da apporre sulle credenziali è ricomparso dopo qualche ora, felice per averlo recuperato e poter completare l'operazione, grazie.











Domani altra tappa interessante, che mi farà conoscere un altro pezzo della verde Svizzera, fino alla cittadina di Solothurn.
Buonanotte, Nino     

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