lunedì 27 agosto 2012

lunedì 27 agosto,
ciao a tutti. Il 28 agosto sarei dovuto arrivare a Manheim ed il giorno successivo, secondo il programma impostato, avrei avuto il giorno di riposo. A parte il fatto che letto e detto così mi sembrerebbe più un programma di lavoro che un cammino, in realtà, trascurando le soste e modificando parzialmente l'itinerario, a Manheim sono arrivato oggi ed il giorno di riposo lo utilizzerò più avanti. Era previsto, qualche tappa precedente, di arrivare a Kogenheim ma ho preferito mantenere il cammino lungo il Reno, primo perchè più tranquillo e facile per chi lo dovesse percorrere, secondo perchè ci sono più villaggi interessanti da vedere e più possibilità di trovare una sistemazione.
Oggi, quindi in pratica non sono arrivato a Manheim ma a Friesenheim, piccolo e anonimo villaggio alla periferia di Ludwigshafen, che si trova sulla sponda occidentale del Reno di fronte a Manheim.
Arrivare a Manheim avrebbe significato attraversare il fiume passando attraverso popolosi e trafficati centri abitati per raggiungere, comunque, una cittadina che non ha grandi attrattive culturali e turistiche ma piuttosto vanta una fama indiscussa in campo tecnologico ed è sede di importanti aziende europee tra le quali la nota BASF. L'indomani avrei dovuto riattraversare il fiume per proseguire il cammino seguendo il corso d'acqua in direzione di Speyer. Ho pertanto deciso di fare economia di km (23) e di rimanere su questa sponda anche per le possibilità importanti di sistemazione per la notte. Questa volta ho trovato, grazie all'interessamento di una coppia di anziani tedeschi che ho incontrato per strada,  un hotel vecchio stampo. In realtà, quando ho visto l'insegna Hotel mi si sono rizzati i capelli ma, entrando nell'edificio, ho poi capito che c'era rimasto solo il nome; la proprietaria, un'anziana  e simpatica signora, sorda come una campana, mi ha mostrato la stanza non prima di aver ricevuto il denaro (benvenuti al Nord...qua funziona così... porti soldo...vedi cammello).
Il percorso di oggi rispecchia, più o meno, quello degli ultimi due giorni con il suo sviluppo, prevalentemente su piste ciclabili asfaltate e non, lungo il fiume. L'inizio della mattinata è stato però diverso; dopo la colazione consumata in compagnia del reverendo Volker e di sua figlia Anna,  sono andato, con lei, a visitare la città e a comprare le mappe delle tappe future (ogni tre giorni , arrivando in località più importanti ho la possibilità di trovare un bookshop fornito almeno di mappe che coprono un'accettabile area). La prima sosta l'abbiamo fatta per vedere la chiesa della Trinità dove officia suo padre. Grande chiesa del 1700 che è stata ricostruita quasi interamente a seguito dei bombardamenti della seconda guerra; nel rifacimento furono ripresi tutti i particolari dell'esterno come in origine mentre all'interno l'edificio presenta, oggi, un aspetto moderno ma non freddo e anonimo e alle pareti sono appese le foto d'archivio che mostrano quale fosse l'architettura interna originale. Questa parola mi sembra quanto mai appropriata in quanto, almeno in Italia, è difficile vedere in una chiesa vari livelli di loggiati come fosse un teatro. La stessa impostazione che potrò vedere e fotografare domani nella chiesa di Speyer.
La seconda visita è stata al duomo di Worms, bellissimo edificio tardo romanico che crea, al suo interno, una suggestione particolare dovuta ai suoi ambienti spogli e severi ma arricchita , nella giusta misura, da  pochi e  belli elementi barocchi. Proprio in questa famosa chiesa ho trovato una brochure dal titolo significativo "Gott und die Welt" ma soprattutto l'immagine mi ha colpito ed ho deciso, sperando di non commettere niente di grave, di utilizzarla per il post di oggi. Il camminare, il cammino, il pellegrino spoglio di ogni cosa, il non vedente, quello che non vede.... ma vuole vedere e ... altro ancora.
Mi è già capitato in altri momenti di questo cammino, iniziare a pensare a qualcosa e presentarmisi delle situazioni che allargano la riflessione e portano delle domande a cui rispondere.
Giorni fa pensavo a quando ho scritto sulla differenza che esiste tra camminare tra tante incertezze e sapere invece alcune cose, importanti, su quello che stiamo affrontando.
Riflettevo sulla differenza sostanziale che c'è tra camminare sapendo di avere a disposizione dei mezzi di comunicazione oppure decidere di lasciarli a casa. Questo argomento è stato dibattuto molte volte nelle lezioni di comunicazione e conduzione gruppi nel corso per guida ambientale; il cellulare si o no, e se si quando e in che misura.
Nel mio caso, oltre al telefono c'è anche e soprattutto il computer con il quale vi racconto ma posso anche sfogarmi, posso ricevere immagini e lettere che sostengono, che spingono in avanti, ma posso avere anche la consapevolezza che, oltre ad avere 3 kg in più nello zaino,  non ho staccato completamente la spina alla partenza. Certo questo è un cammino particolarmente lungo, ma chissà senza il pc e senza il cellulare?... sarà come senza il beauty? senza 6 calze, 6 magliette, 3 salviette, kg di viveri e quanto altro di inutile si decide di lasciare a casa (anche perchè quando si pesa lo zaino la decisione viene ... spontanea)?
Sicuramente si fa l'abitudine a tutto e si sopravvive comunque, ma quando, nella tappa tra Mainz e Oppenheim, ho incontrato uno dei pochissimi pellegrini, Roman, cecoslovacco, secco come un chiodo, attrezzato con mezzi di fortuna, che era partito dal suo paese e lungo la Moldava, il Danubio e il Reno sarebbe arrivato in dieci giorni a Rotterdam, il pensiero, che proprio in quei momenti ronzava nella mia testa, è andato a lui che forse non aveva il cellulare, di sicuro non il computer: sarà riuscito meglio di me ad affrontare il cammino, oppure avrà faticato e sofferto di più ? Chissà.
Buonanotte Nino