sabato 21 luglio 2012


  giovedì 19 luglio,
ciao a tutti, oggi Giovanni è in partenza, rientra a casa. Ci siamo salutati davanti all'Ostello del centro sportivo di Vejen dove abbiamo passato la notte. Un mese di faticosa, avventurosa, lunga esperienza e tante belle situazioni vissute insieme. E' riuscito, comunque, prima di questo giorno, ad aggiungere un altro buco alla cintura che, probabilmente, ora, appenderà nella sua stanza come si faceva con la stecca di legno che segnava i giorni del servizio militare.
Abbiamo percorso a piedi poco più di 700 km, un buon risultato... Ne restano fra 2900 e 3000 circa per arrivare a Roma, andiamo avanti, il Natale lo festeggeremo a casa senza alcun dubbio!
Potrei iniziare il diario di oggi con un indovinello danese: immaginate come sarà stato il meteo oggi?
Non aspettatevi un grande premio perchè la risposta è troppo facile...molto variabile e non sbaglierete!
Pioggia dall' inizio alla fine dei 31 km, salvo qualche breve interruzione. Di solito, nelle pause delle tappe si ha l'abitudine di togliere scarponi e calze per far respirare ed asciugare i piedi, oggi non è stato possibile e alla sera i piedi erano cotti e negli scarponi nuotavano le rane!
Sto scherzando perchè, invece, il materiale fornito da SCARPA (mod. kinesis gtx) è davvero ottimo, il goretex funziona a meraviglia e anche dopo ore sotto la pioggia la scarpa, seppure bagnata, all'interno è rimasta umida ma calda senza creare vesciche.
Ora veniamo, finalmente, a parlare della Danimarca. Non sarà un racconto con la descrizione di ogni giornata, sia perchè è trascorso del tempo, sia perchè, a differenza dell'Islanda dove il paesaggio mutava in modo evidente, in Danimarca, eccetto il primo giorno in cui abbiamo visto il mare, dopo si è sempre camminato nella campagna o su basse colline.
Siamo sbarcati il 7 luglio e dopo un veloce sguardo alle belle spiagge di sabbia chiara e al faro che stava scomparendo nella nebbia ci siamo diretti verso il centro di Hirtshalls. La prima differenza evidente è stata la tipologia e i materiali da costruzione diversi utilizzati per le abitazioni (legno e muratura) rispetto a quelle islandesi ed una cura molto attenta ai particolari nell'abbellire le finestre. Qua, anche se siamo scesi abbastanza di latitudine, la luce non è troppo intensa e le case non hanno bisogno di persiane per riparare le stanze dal sole e dal caldo (il clima è mite e la temperatura nei mesi estivi corrisponde alla ns. nei mesi di aprile-maggio), pertanto i proprietari possono divertirsi a decorare le finestre, dall'interno, con fantasia e gusto.
Un altro particolare importante è che ogni casa grande o piccola, senza giardino espone, sempre, una piccola bandiera danese, mentre quelle con il giardino hanno tutte il pennone per issare la bandiera quando le occasioni lo richiedono... come da noi!
Infatti, come dice, orgogliosamente, l'amico Mogens, i danesi sono un piccolo popolo che vive nella nazione più grande d'Europa (comprendendo anche la Groenlandia) e di ciò vanno molto fieri. Ci incamminiamo lungo la pista ciclabile che corre non lontano dalle dune e dal mare .Qua le piste e le persone che usano la bicicletta sono tantissimi. Sulle strade più grandi sono realizzate su entrambi i lati delle carreggiate e anche le strade di campagna, spesso, ne sono provviste.
Anche in Danimarca abbiamo previsto un percorso con andamento più diretto possibile, che tenesse conto delle località descritte dall'Abate Nikulaus nel suo diario e con tappe di 20-30 km che sfruttassero le piste e le carrarecce di campagna. Non ci sono montagne, solo piccole colline, e i sentieri sono una parte marginale dei percorsi per camminatori. Sulle strade la densità delle auto in circolazione è abbastanza bassa e camminando lungo le piste (asfaltate) si può godere della vista del paesaggio in tutta sicurezza.
Già, proprio la campagna, perchè la prima impressione, trasferendoci dal mondo diverso e magico dell'Islanda alla Danimarca è stata di essere tornato, improvvisamente, a casa; infatti il paesaggio della campagna è molto simile al nostro, con coltivazioni di grano, granturco, orzo e patate. Ma, poi, osservando meglio, a parte lo stile diverso nella costruzione delle fattorie e la quantità di bestiame bovino ed equino nei pascoli, si capisce che non ci si può sbagliare e che cosa li distigue: la latitudine, che qui permette di piantare conifere (abeti, pini, larici) e betulle a delimitare i campi ed i pascoli mentre da noi si usano alberi tipici del clima mediterraneo. Oltre alle conifere sono molto diffusi, specialmente nelle zone umide ed intorno ai corsi d'acqua, il sambuco, il pioppo e l'acero mentre le querce e roverelle sono diffuse in ogni ambiente. Abbiamo attraversato quelle che qua sono definite piantagioni, vaste aree destinate a bosco (abete bianco e rosso prevalentemente) e realizzate, per la maggior parte, negli ultimi 60 anni, e si è potuto vedere quanto sia intensa l'attività di taglio selettivo delle piante per la produzione di legname e cippato. Per questo posso dire che, pure essendo ambienti interessanti, queste piantagioni, con alberi giovani e tutti, più o meno, con la stessa sezione di tronco, non reggono il confronto con le nostre foreste casentinesi o con i boschi delle alpi dove abbiamo piante secolari dalle forme e dimensioni importanti. Nelle foreste danesi grande è, comunque, il silenzio che regna ed abbastanza raro incontrare animali tipici di quell'ambiente (ungulati, lepri, scoiattoli.). La latitudine impedisce, anche, la diffusione di variegate fioriture e i loro profumi, tipici della nostra macchia ma anche delle nostre alpi in questi stessi mesi, mentre sono abbastanza diffusi lamponi e mirtilli oltre a fragole di bosco, ribes e more.
A differenza dell'Islanda, nella campagna danese è molto ridotto l'allevamento di pecore ed i terreni sono recintati solo se destinati al pascolo.
Le fattorie hanno delle belle costruzioni, spesso di colore chiaro e alcune hanno ancora i loro tetti originari fatti di canniccio ed erba spessi 30 cm, le più importanti e datate hanno uno sviluppo ad U e al centro l'immancabile pennone.
Un altro aspetto che ci ha colpito, legato al tipo di educazione, senso dello stato e del bene comune è stato incontrare, all'ingresso delle fattorie o davanti alle abitazioni degli artigiani, vari banchetti dove venivano esposti e messi in vendita i prodotti della terra (fragole, ciligie e patate) o manufatti in legno e accanto una cassettina (senza custodia) dove depositare il denaro per l'acquisto della merce esposta.
Abbiamo visto, sia nelle città che nei centri minori, arredi urbani e aree attrezzate tenuti con cura e senza i soliti segni di atti vandalici, grandi edifici pubblici dalle architetture moderne e funzionali destinati a scuole e attività ricreative come anche moltissimi centri sportivi con bellissime piscine pubbliche e tappeti verdissimi per il calcio. Spesso certe strutture, da noi, si vedono realizzate solo per le cliniche private ma penso che le politiche governative danesi (grande welfare e alte tasse come ci spiegavano bene gli amici Servas) oltre alla bassa densità di popolazione e ad un territorio di più facile gestione (senza montagne e sismicità) permettano una qualità della vita migliore come ha la fama di essere in Danimarca.
Un aspetto che invece ci ha sorpreso e che accomuna la Danimarca all'Islanda, probabilmente anche in questo caso il clima e le abitudini di vita sono determinanti, è stato vedere e percepire un irreale silenzio intorno alle abitazioni, sia nei paesi che nelle fattorie.
Si comprendeva meglio il fenomeno, in Islanda, visto l'esiguo numero di centri abitati che potessero essere definiti tali e la distanza tra le fattorie, ma qui a qualsiasi ora del giorno si incontrano paesi con poche persone in giro a far spese (pochi i supermarket e pochissimi i negozi), le case tenute in perfetto stato e senza un filo d'erba fuori posto, le auto o le biciclette parcheggiate fuori ma mai una luce accesa all'interno delle abitazioni, una radio che suona una musica o un bambino che giochi nel suo giardino. Non ci sono i bar o i pub, pochissimi i ristoranti e più facilmente i fast food, perchè ci hanno spiegato che le bevande e mangiare fuori casa costano troppo e le famiglie consumano gli stessi prodotti a casa. Anche la struttura dei centri urbani è abbastanza diversa da quelli della zona mediterranea e si fa fatica a individuare un punto focale preciso che identifichi il cuore del paese (molte volte anche le chiese le abbiamo trovate in posizione decentrata). Altro elemento comune con l'isola dei ghiacci è la mancanza di fonti pubbliche ed è  abbastanza raro vedere una presa d'acqua all'esterno delle abitazioni (ma almeno davanti ad ogni Chiesa si trova una fonte o nelle aree attrezzate shelter), come pure l'orario dei negozi e degli uffici che alle 17.00 chiudono tutti e sui centri abitati cala il silenzio assoluto. Ma, in fondo, si viaggia per conoscere e capire meglio anche le differenze e se pensiamo a quelle che ci sono, sotto molti aspetti, tra il n.s meridione ed il nord Italia si può comprendere come i fattori ambientali possano creare diversità tra popoli che vivono a 2500 km di distanza.
Sono le 8,30 del venerdì 20 luglio e ancora sto scrivendo. Ci siamo svegliati con il sole (ma non mi illudo che duri ), i vestiti sono ancora umidi e oggi ho deciso di prenderla con calma, troppa la pioggia di ieri . Mi trovo in un posto bellissimo, una fattoria a pochi km da Jels, dove la padrona di casa ha adibito ad ostello per l'Harvejin route una vecchia stalla con fienile; docce sotto una copertura all' aperto e pure la cucina comune e i tavoli da pranzo, situazione spartana ma di grande atmosfera agreste. Al piano superiore, nel fienile, la camerata con i letti a castello e al piano terra grande sala con tavolini e zona per i gruppi musicali per le serate organizzate.
Non era previsto, ieri, di arrivare fino a qui, ma quando sono giunto a Jels ho scoperto che l'Ostelllo segnalato era stato sostituito da un albergo due anni fa e allora ho comprato i viveri, ho percorso altri 7 km di cammino tra boschi e qualche lepre e sono arrivato a Ellegaard.
Ancora una volta scopriamo che merita lasciar andare le cose come deve essere per scoprire che tutto andrà a posto (magari non nella direzione che volevamo ma in quella che doveva essere in quel momento), può essere positivo persino arrivare tardi ad un Ostello dopo 40 km di marcia quando ciò ci ha permesso di vedere, a tarda sera e con una luce particolare, i caprioli che, usciti dal bosco, mangiavano nei prati o  sbagliare sentiero, per una delle poche ambigue indicazioni, e tornando sui propri passi, ripassare nello stesso luogo dove prima era nuvoloso ed insignificante e la seconda volta, con il sole appena sbucato fuori dopo un breve acquazzone, tutto assumeva una luce diversa e tanti erano i colori meritevoli di numerosi scatti fotografici.
















Ora saluto le due signore danesi che stanno partendo con il loro tandem per una nuova tappa e poi sarà meglio che vada a preparare lo zaino per mettermi in cammino e cercare un luogo dove avere la connessione (poi vi spiegherò...ma anche la Danimarca ha i suoi punti critici) per spedirvi queste righe. Buona giornata Nino                           

1 commento:

  1. Ciao Nino
    Bravo: Ci hai fatto un piccolo riassunto della Danimarca con grande contenuto e spiegazioni che sembra di stare lì con te. (ma tu dovevi fare lo scrittore).
    Un abbraccio e forza Nino
    Cioa Gianni

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