Giovedì 01 novembre,
ciao a tutti. Anche questa sera
scenderò in piazza per inviare il post perché, purtroppo, sui
colli viterbesi il segnale non è dei migliori. E' finito anche il
mese di ottobre e la tappa del 31, da Viterbo a Vetralla, rimarrà
tra quelle da ricordare. Alle 8 sono uscito dal convento ed è
cominciato a piovere, ma , ugualmente, mi sono recato nel centro per
dedicare qualche ora a visitare la bella città che nel medioevo,
oltre ad essere sede papale, vantava un numero impressionante di
torri. Oggi ne rimangono 18, insieme ad alcuni tratti ben conservati
delle mura che delimitano il centro storico.
Ripreso il cammino, attraversando la
suggestiva Strada Freddana, antico percorso tagliato nel tufo, ho
proseguito in mezzo a grandi coltivazioni di ulivi, poderi di
discrete dimensioni e …tantissima acqua ...piovana.
In totale, nove ore ininterrotte di
pioggia e per oltre la metà associata ad un forte vento. Sono
arrivato al convento delle suore benedettine di clausura alle 17, ora
della messa, e la sorella che mi ha accolto mi ha chiesto se potevo
attendere le 18 per avere la stanza; nel frattempo avevo "le rane" nelle scarpe che stavano protestando fortemente, volevano uscire.
Fortuna che una signora che collabora con le suore, con buon senso
pratico, ha sbrogliato la situazione permettendomi di liberarmi degli
indumenti fradici.
Quando capita di camminare in
situazioni meteo così negative, superato il disagio iniziale, si
riescono a sopportare bene la pioggia e anche il vento, anzi diventa
stimolante lottare contro gli elementi naturali, e con un minimo di
attrezzatura adeguata la temperatura del corpo rimane praticamente
invariata... se si sta in movimento. Diversamente, se si intende di
fare un breve sosta e ci si raffredda anche di poco, dopo, diventa
difficile riacquistare la giusta temperatura. Così ieri ho deciso,
visto anche che non trovavo luoghi abbastanza riparati, di camminare
senza fermarmi e, intorno alle 14, quando la fame si faceva sentire,
un provvidenziale albero di mele lasciato a se stesso ha risolto la
momentanea necessità.
In realtà, specialmente quando si
devono contrastare il vento e la pioggia o una bufera di neve per
tentare di avanzare con regolarità, il pensiero e lo stimolo della
fame scompaiono; più facilmente, invece, quando si procede su un
terreno senza particolari difficoltà ma anche poco entusiasmante, lo
stress di portare a termine quella fase o quella situazione che
genera fatica mentale spinge a pensare al bisogno di cibo anche se
non sono state consumate molte energie per lo sforzo fisico.
Dopo la notte di riposo, questa
mattina sono ripartito per raggiungere l'antichissima Sutri dove si
trovano un interessante anfiteatro e alcune tombe monumentali di
origine etrusca oltre ad un bellissimo mitreo (posso dire bellissimo grazie alle foto perché oggi era chiuso). Il panorama è decisamente
cambiato rispetto a ieri; grandi estensioni di noccioleti con alberi
anche molto vecchi, alcuni bei noceti e castagneti. Ho superato la
suggestiva area delle Querce d'Orlando, dove si trovano i resti di
alcune torri e, lasciato successivamente alle spalle il bel
borgo di Capranica, sono entrato nel luogo che, per me, ha
caratterizzato la tappa odierna: lo splendido bosco di Mazzano,
interminabile macchia di castagni, che .lasciata allo stato naturale
crea una particolare atmosfera. Molti gli alberi caduti da tempo
ricoperti di muschio, sottobosco colorato dai ricci appena aperti,
piccoli corsi d'acqua e formazioni rocciose dalle forme più
insolite.
Poi l'arrivo a Sutri, la visita del
borgo e la richiesta di una sistemazione al convento delle suore
carmelitane di clausura che ho poi potuto ascoltare durante i vespri
nella cappella adiacente; bellissime voci che arrivavano,
accompagnate da un piccolo organo, filtrate dai grigliati di legno
per nascondere i volti delle sorelle ai presenti.
Unica nota un poco stonata di questa altra
bella tappa laziale, la trattoria dove ho cenato. A parte il dover
consumare la cena da solo, che è sempre una cosa triste anche con
il miglior menù che si presenti (per me, stare a tavola significa
anche molto altro), questa sera non c'erano molte soluzioni nel
piccolo centro. Oltre ciò, stava, di nuovo, piovendo ed era
inopportuno fare troppi spostamenti; ho deciso per un locale sulla piazza principale. "Trattoria" stava scritto sulla facciata, tv
accesa all'interno, persone che stavano in piedi, davanti ai clienti, per vedere il telegiornale, il telefono del locale che squillava,
posizionato vicino ai tavoli e, soprattutto il proprietario, che per
almeno 15 minuti ha conversato, via webcam, a voce alta, con il
supporto di altri parenti, con una persona dall'altra parte della
connessione. Alla fine il conto, senza prezzi esposti, era più
adatto per un cammino spaziale che per un pellegrino terreno.
Antichissima Sutri, antico vizio italiano, fregare il prossimo,
turista straniero o no; il n.s. è il paese dei furbetti, dove ognuno, in proporzione a quello che può, cerca sempre di ottenere
vantaggi, trovare le scorciatoie, di imbrogliare, mentre anche
nei momenti più neri non dovrebbe venire meno la propria dignità e il rispetto degli altri perché non è con la poca trasparenza e l'imbroglio che si
risollevano le situazioni. In questo caso, devo dire ho letto con poca attenzione, altrimenti... la trattoria si chiamava "La sfera d'oro" ( ....la sua!).
Domani tappa fuori programma, variante
di AIVF , direzione Lago di Martignano e poi il borgo di Cesano,
che da recenti studi fatti, risulta essere la piccola Sutri
rammentata da Nikulas nel suo diario, sabato tappa per La Storta e domenica arrivo finale a Roma.
Buonanotte, Nino
Dai! Dai! dai!
RispondiEliminaPatrizio