venerdì 12 ottobre 2012

giovedì 11 ottobre,
ciao a tutti. Siamo a Berceto, ospiti della parrocchia in  un bellissimo borgo in mezzo alle montagne della val Baganza. Ieri e oggi, due giorni intensi con tappe più faticose, dislivelli e lunghezze tra i 25 e 30 km; abbiamo camminato molto incontrando numerose  chiese romaniche e diversi  borghi sparsi nelle valli ma, soprattutto, sono state le bellissime mulattiere percorse per risalire verso Berceto la nota piacevole di queste due tappe. Ieri, dopo un primo tratto percorso tra le  fattorie di Medesano, ci siamo spostati sulla sponda del fiume Taro che abbiamo attraversato in corrispondenza di Fornovo, antico insediamento romano, dove abbiamo potuto visitare il Duomo con la sua bella facciata e conoscere alcuni simpatici aneddoti relativi a quell'edificio, grazie alla persona che assiste il Parroco.
Poi è iniziata una lunga salita che ci ha portati attraverso il bel paesaggio della val Sporzana fino al borgo di Sivizzano, dove l'ostello è stato ricavato nei locali  di un ospitale del 1100 fondato dai monaci cistercensi , un vero gioiello. Mentre nella tappa di ieri c'era qualche tratto su asfalto, in quella odierna hanno prevalso le antiche mulattiere ed i sentieri. Molto belle le chiese romaniche di Bardone, Terenzo e il borgo di Castellonchio. Passando prima per l'altro interessante borgo di Cassio, abbiamo fatto appena in tempo a vedere sul fondo della valle gli affioramenti, molto caratteristici, dei "Salti del Diavolo", nome legato ad una leggenda,  con rocce metamorfiche dalle forme davvero spettacolari, facenti parte, nelle ere passate, di una catena montuosa, poi modificatasi nell'aspetto e nella dimensione a seguito di fenomeni di erosione selettiva.
Per diversi giorni (dalla tappa di Vercelli) avevamo camminato con il tempo buono, ma oggi, arrivati a Castellonchio, le nubi che avevano alternato cielo coperto e schiarite si sono chiuse sulle montagne e così l'ultima ora e mezzo l'abbiamo passata sotto una pioggia sostenuta e costante che ha impedito di vedere il paesaggio ma che ha reso l'ambiente più misterioso e interessante.
In un precedente post avevo accennato all'incontro fatto nelle vicinanze di Chiaravalle, prima con la signora in bicicletta e poi con l'ivoriano che ci aveva aiutati. In passato avevo già fatto alcune considerazioni sulla diversa reazione che avevano le persone, al mio passaggio, nelle nazioni attraversate e nelle diverse situazioni.
Camminando in Italia con Rashid, abbiamo ancora di più notato tali differenze; partendo dalla Valle d'Aosta e scendendo verso sud est, dove ci siamo incontrati la prima volta, abbiamo visto, negli sguardi e nelle parole delle persone, un atteggiamento positivo nei n.s. confronti, probabilmente perché la popolazione locale, vivendo tra le montagne o vicino ad esse, comprende di più le persone che amano muoversi in quegli ambienti. La sorpresa e la curiosità sono state le reazioni (un poco di ostilità dagli agricoltori che stavano sgobbando nei campi, massima comprensione per loro) quando abbiamo cominciato a percorrere le campagne sia pavesi che piacentine, dove, probabilmente, eccetto i pellegrini della Francigena, nessun' altro camminerebbe sulle strade asfaltate di quei luoghi, ma  lo farebbe lungo i fiumi e quindi lontano dai loro occhi. Quando invece abbiamo attraversato  cittadine o città l'espressione delle persone è cambiata; indifferenza, insofferenza (soprattutto di chi si muoveva per le strade con i mezzi da lavoro ... ma se ne può capire il motivo), e anche timore...Eh sì qualche volta, specialmente nelle signore, l' espressione era di timore: incontrare due uomini, con lo zaino o senza, con la barba rasata o  lunga, chissà cosa faceva pensare, come infatti è successo con la signora in bicicletta che ad una n.s. domanda è fuggita o di un'altra che a Piacenza, di sera, incontrandoci vicino ad un bar ha allungato il passo pensando, magari, ad una possibile aggressione.
I titoli dei giornali locali più di una volta hanno riportato di notizie di cronaca poco rassicuranti e anche l'Ivoriano ci diceva che il numero degli extracomunitari in quelle zone era diventato troppo alto a fronte dell' offerta di lavoro esistente. Questi motivi sarebbero sufficienti a tenere alta la guardia dei cittadini ma vedere così diversa reazione tra le persone di città e di montagna è molto triste, anche perché l'esperienza fatta su questo cammino insegna che in giro c'è più paura di quella che realmente ci dovrebbe essere. Ogni situazione in cui ci si chiude in noi stessi o non  ci si pone in modo aperto con gli altri è sicuramente un'occasione persa, ogni incontro negativo o positivo insegna qualcosa, ogni possibilità di contatto e di conoscenza dell'altro è una ricchezza che ci apre mondi inaspettati. Pensiamo a quanto è facile salutare le persone che incontriamo, per la prima volta, quando camminiamo sulle montagne (ci sembrano migliori, più buone o comunque meritevoli di un saluto per il semplice fatto che condividono la n.s. stessa passione) e come può diventare difficile, faticoso anche strano salutare le stesse persone se le incontriamo in città o in altra situazione, ...è la stessa differenza tra ...avere lo zaino o averlo invisibile, tra dire 'ngiorno e Buona giornata. Ma chissà, quelle stesse persone, incontrate in città, quante storie interessanti avrebbero da raccontarci, ricchezze perdute anche perché, seppur difficili da vedere, da cogliere,  questi incontri non capitano mai per caso.
Anche quando cominciai il mio lavoro di restauratore i più anziani mi dicevano che molte volte si imparava di più a stare ad ascoltare un vecchio del mestiere che lavorare qualche ora nella propria  bottega, ed era la verità.








Ora è il momento di vedere a che punto è l'asciugatura dei n.s. vestiti. Domani si preannuncia un'altra tappa bella, in salita ma sotto la pioggia; qualcuno, nei bar o in altri locali pubblici, a volte, si preoccupa di darci le previsioni meteo. A me interessano poco perchè, comunque, bisogna andare, anche questo è il cammino. Buonanotte, Nino

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