sabato 3 novembre 2012


Giovedì 01 novembre,
ciao a tutti. Anche questa sera scenderò in piazza per inviare il post perché, purtroppo, sui colli viterbesi il segnale non è dei migliori. E' finito anche il mese di ottobre e la tappa del 31, da Viterbo a Vetralla, rimarrà tra quelle da ricordare. Alle 8 sono uscito dal convento ed è cominciato a piovere, ma , ugualmente, mi sono recato nel centro per dedicare qualche ora a visitare la bella città che nel medioevo, oltre ad essere sede papale, vantava un numero impressionante di torri. Oggi ne rimangono 18, insieme ad alcuni tratti ben conservati delle mura che delimitano il centro storico.
Ripreso il cammino, attraversando la suggestiva Strada Freddana, antico percorso tagliato nel tufo, ho proseguito in mezzo a grandi coltivazioni di ulivi, poderi di discrete dimensioni e …tantissima acqua ...piovana.
In totale, nove ore ininterrotte di pioggia e per oltre la metà associata ad un forte vento. Sono arrivato al convento delle suore benedettine di clausura alle 17, ora della messa, e la sorella che mi ha accolto mi ha chiesto se potevo attendere le 18 per avere la stanza; nel frattempo avevo "le rane" nelle scarpe che stavano protestando fortemente, volevano uscire. Fortuna che una signora che collabora con le suore, con buon senso pratico, ha sbrogliato la situazione permettendomi di liberarmi degli indumenti fradici.
Quando capita di camminare in situazioni meteo così negative, superato il disagio iniziale, si riescono a sopportare bene la pioggia e anche il vento, anzi diventa stimolante lottare contro gli elementi naturali, e con un minimo di attrezzatura adeguata la temperatura del corpo rimane praticamente invariata... se si sta in movimento. Diversamente, se si intende di fare un breve sosta e ci si raffredda anche di poco, dopo, diventa difficile riacquistare la giusta temperatura. Così ieri ho deciso, visto anche che non trovavo luoghi abbastanza riparati, di camminare senza fermarmi e, intorno alle 14, quando la fame si faceva sentire, un provvidenziale albero di mele lasciato a se stesso ha risolto la momentanea necessità.
In realtà, specialmente quando si devono contrastare il vento e la pioggia o una bufera di neve per tentare di avanzare con regolarità, il pensiero e lo stimolo della fame scompaiono; più facilmente, invece, quando si procede su un terreno senza particolari difficoltà ma anche poco entusiasmante, lo stress di portare a termine quella fase o quella situazione che genera fatica mentale spinge a pensare al bisogno di cibo anche se non sono state consumate molte energie per lo sforzo fisico.
Dopo la notte di riposo, questa mattina sono ripartito per raggiungere l'antichissima Sutri dove si trovano un interessante anfiteatro e alcune tombe monumentali di origine etrusca oltre ad un bellissimo mitreo (posso dire bellissimo grazie alle foto perché oggi era chiuso). Il panorama è decisamente cambiato rispetto a ieri; grandi estensioni di noccioleti con alberi anche molto vecchi, alcuni bei noceti e castagneti. Ho superato la suggestiva area delle Querce d'Orlando, dove si trovano i resti di alcune torri e, lasciato successivamente alle spalle il bel borgo di Capranica, sono entrato nel luogo che, per me, ha caratterizzato la tappa odierna: lo splendido bosco di Mazzano, interminabile macchia di castagni, che .lasciata allo stato naturale crea una particolare atmosfera. Molti gli alberi caduti da tempo ricoperti di muschio, sottobosco colorato dai ricci appena aperti, piccoli corsi d'acqua e formazioni rocciose dalle forme più insolite.






Poi l'arrivo a Sutri, la visita del borgo e la richiesta di una sistemazione al convento delle suore carmelitane di clausura che ho poi potuto ascoltare durante i vespri nella cappella adiacente; bellissime voci che arrivavano, accompagnate da un piccolo organo, filtrate dai grigliati di legno per nascondere i volti delle sorelle ai presenti.
Unica nota un poco stonata di questa altra bella tappa laziale, la trattoria dove ho cenato. A parte il dover consumare la cena da solo, che è sempre una cosa triste anche con il miglior menù che si presenti (per me, stare a tavola significa anche molto altro), questa sera non c'erano molte soluzioni nel piccolo centro. Oltre ciò, stava, di nuovo, piovendo ed era inopportuno fare troppi spostamenti; ho deciso per un locale sulla piazza principale. "Trattoria" stava scritto sulla facciata, tv accesa all'interno, persone che stavano in piedi, davanti ai clienti, per vedere il telegiornale, il telefono del locale che squillava, posizionato vicino ai tavoli e, soprattutto il proprietario, che per almeno 15 minuti ha conversato, via webcam, a voce alta, con il supporto di altri parenti, con una persona dall'altra parte della connessione. Alla fine il conto, senza prezzi esposti, era più adatto per un cammino spaziale che per un pellegrino terreno. Antichissima Sutri, antico vizio italiano, fregare il prossimo, turista straniero o no; il n.s. è il paese dei furbetti, dove ognuno, in proporzione a quello che può, cerca sempre di ottenere vantaggi, trovare le scorciatoie, di imbrogliare, mentre anche nei momenti più neri non dovrebbe venire meno la propria dignità e il rispetto degli altri perché non è con la poca trasparenza e l'imbroglio che si risollevano le situazioni. In questo caso, devo dire  ho letto con poca attenzione, altrimenti... la trattoria si chiamava "La sfera d'oro" ( ....la sua!).
Domani tappa fuori programma, variante di AIVF , direzione Lago di Martignano e poi il borgo di Cesano, che da recenti studi fatti, risulta essere la piccola Sutri rammentata da Nikulas nel suo diario, sabato tappa per La Storta e domenica arrivo finale a Roma. 
Buonanotte, Nino