Lunedì 10 settembre,
ciao a tutti. Pensare che io mi facevo
dei problemi per qualche variante che prevedesse delle salite, ma le
tappe che sto affrontando in Svizzera, con i loro saliscendi e i 27
km giornalieri (e 23 kg di zaino) sono ben più faticose di quanto
fatto finora!
Qualcuno, tempo fa, mi faceva notare
l'allenamento che, sicuramente, io avevo acquisito con tutti i km
fatti nel cammino. Certamente, in fatto di resistenza, è stato un
bell'allenamento, ma posso dire che camminare in montagna è un modo
più completo per tenere attive le varie parti del corpo; quando si
cammina in piano, e per lo più su fondo regolare, si fanno lavorare
solo alcuni muscoli delle gambe e poco le articolazioni delle
caviglie, per non parlare delle piante dei piedi sull'asfalto; molto
diversa è la situazione in montagna dove tra salite, discese e
terreno sconnesso vengono sollecitati molti muscoli e le varie
articolazioni.
Così in questi primi giorni in
territorio svizzero è stato necessario riabituare il corpo ad
un'attività diversa e più intensa che, sinceramente, a fine
giornata si è fatta sentire. Il caro Pasquale, che si era
preoccupato di poter disturbare il mio riposo con il suo russare,
credo che dopo queste due tappe non avesse più nemmeno la forza
per rumoreggiare nel sonno e questa sera, davanti ad una birra
fresca, quando ci siamo salutati in stazione, l'ho visto abbastanza
provato.
Parlando di attività, volevo,
invece, mettere in evidenza la quantità di tedeschi, più o meno
giovani, che ho incontrato in tutta la Germania che praticano il
Nordic walking, esercizio fisico che consiste in una camminata a
ritmo sostenuto con l'uso dei bastoncini da trekking o anche di sci
senza rotelle.
Da noi è ancora poco diffuso ma è una
pratica sportiva che ha enormi vantaggi, per la correzione della
postura e per la possibilità importante di fare attività senza
avere infiammazione alle articolazioni come spesso avviene nella
corsa, oltre a far lavorare anche le braccia e le spalle; qui non si
fanno problemi a farsi vedere in giro con i bastoncini, in Italia,
invece, molti non amano ancora mostrarsi con questi attrezzi.
Tornando, invece, alla n.s.
quotidiana, almeno fino a novembre, attività del camminare, questa
mattina ci siamo svegliati di buonora, scoprendo una fitta nebbia
che faceva immaginare una giornata di bel tempo e così è stato.
Sole, cielo limpido e temperature estive; l'inizio della tappa, dopo
avere attraversato il paesone di Delemont, che incominciava a
svegliarsi, è avvenuto risalendo un bellissimo bosco misto di faggi
e abeti bianchi dove l'aria, ancora carica dell'umidità del
temporale notturno, creava, con il sole che filtrava tra i rami,
magici giochi di luce, situazione ideale per fare foto. In circa un'ora e mezzo abbiamo raggiunto il villaggio di Courrendlin, dove ci
siamo fermati a salutare il parroco della chiesa cattolica, l'abbe
Maurice, persona simpatica, come anche la sua assistente, la signora
Pinuccia, di origini italiane, che ha voluto, poi, camminare per un
breve tratto con noi.
Il Parroco è stato molto gentile ed
ospitale e sia lui che la signora avrebbero voluto invitarci a
pranzo, ma i km da percorrere e il treno che avrebbe riportato
Pasquale in Germania ci aspettavano (e si vede che ancora non
avevano letto il blog, altrimenti, col cavolo che mi invitavano). Sia
per il suo modo di fare che per le esperienze vissute penso che aver
prolungato la visita all' abbe Maurice sarebbe stata un'occasione di
confronto interessante; come ha potuto constatare anche il mio amico,
ancora una volta, si sono rivelati assai diversi il senso di
ospitalità e il modo di affrontare le stesse situazioni tra i
parroci di parrochie minori e le sedi più importanti.
Ciò che è accaduto al monastero di
Marianstein, onestamente, mi ha parecchio deluso, nello stesso modo
in cui si era verificato a Limburg. In un monastero, sertirsi dire
che non c'è posto è abbastanza ridicolo, due persone su un
pavimento occupano, davvero, poco spazio. Ma a parte ciò, è
stato deludente, ancora una volta, l'atteggiamento di totale indifferenza
mostrato da alcuni amministratori della chiesa, come il padre
benedettino che ha guardato le credenziali con lo stesso interesse dell'impiegato di un ufficio pubblico, quando si va a
presentare un documento, che lo osserva facendo trapelare dalla sua
faccia che non servirà a nulla (ma lui non è un normale
impiegato); non solo, ma credo che il religioso sia stato una delle
pochisssime persone che non abbia rivolto domande in merito al
cammino. La mattina seguente, poi, prima di partire per Delemont, ci
siamo recati in chiesa e lo stesso padre ci ha visti e non ci ha
degnati di una parola, lo stesso sorriso stampato alle 18 del
pomeriggio come alle 8 del mattino...
Ricordo ancora, quando sono giunto a
Hesselbach e cercavo una sistemazione, nonostante le gasthof
preannunciate, che ho incontrato una ragazza che innaffiava i fiori alla
lapide dei caduti in guerra. ho pensato che chi si occupava di un tale
compito potesse essere una persona sensibile e disponibile, il suo
portamento faceva pensare ad una ragazza riservata e un poco
timorosa, ma ho deciso, ugualmente, di domandare. E' stata, subito, molto
gentile ed interessata al cammino ed ha coinvolto la madre ed un'altra
ragazza in ricerche e telefonate per trovare una soluzione; la
situazione è andata avanti per venti minuti e capivo dai loro sguardi e
dai gesti che avrebbero voluto ospitarmi ma non si sentivano sicure.
Alla fine, con dispiacere, non hanno potuto aiutarmi, ma si leggeva negli
occhi della ragazza la condizione di imbarazzo per una soluzione
diversa che avrebbe voluto offrirmi e mi ha proposto di prendere del
cibo.
Io ho ringraziato, comunque, e sono andata alla
gasthof vicina, l'unica, con cui ho concordato un prezzo più accessibile
per la notte. L'indomani, passando, di nuovo, accanto alla casa della
ragazza, mi venne incontro un giovane, forse il compagno o il
fratello, che mi porse la mano e si presentò, scusandosi per la sera
prima e chiedendo se avessi bisogno di fare colazione, per me è stato come
se mi avesse ospitato comunque, davvero un bel gesto.
Posso capire e, in parte condividere,
lo scetticismo dei religiosi nei confronti dei “pellegrini
moderni” (le statistiche dicono che l'80% dei pellegrini fa i
cammini per motivi storico culturali e il 20% per quelli religiosi,
quindi i dubbi sono legittimi) ma penso che proprio loro dovrebbero
essere i primi a non dare niente per scontato, come sempre ci hanno
insegnato, e a dare una possibilità a chi chiede ospitalità,
mettendolo alla prova. Così è stato in diverse parrocchie dove ho
alloggiato, quando mi hanno offerto di dormire per terra sul mio
materassino, diversamente, chi pretendesse un letto allora può
anche andare in albergo, ma decidere di non offrire ospitalità a chi
sta camminando da tre mesi mi sembra contro ogni principio religioso,
altro che essere impazienti come qualcuno mi ha detto!
Tornando alla ns tappa, abbiamo poi
ripreso il cammino, assicurando al parroco che lo avrei aggiornato
sul viaggio e abbiamo preso a salire in modo deciso e costante lungo
una bella mulattiera, prima nei boschi e poi in mezzo a meravigliosi
pascoli verdissimi. Tante le mucche a ruminare, sdraiate sui prati
con i loro vitellini, e tante, come non mai, le poiane nel cielo.
Un bello spettacolo che ci ha ripagato
della fatica fatta. Poi l'ultima e lunga, nonché ripida discesa nel
bosco, dove qualche larice comincia ad ingiallire, che ci ha permesso
di raggiungere Moutier.
Salutato Pasquale, mi sono diretto
verso il centro dove ha sede la sezione del Club Alpino Svizzero di
Moutier e dove alloggio questa sera; una piccola Cabanne sulla riva
di un fiume limpido, sovrastato da importanti pareti di calcare e
palestre di arrampicata, fuori un tavolo con le panche e alcuni
signori montanari e soci del Cas che trascorrevano qualche momento
con la compagnia di bicchieri di vino e profumato formaggio di
alpeggio. Sono stato subito invitato a consumare il cibo offerto,
qualcuno che parlava inglese e altri che, per ragioni diverse,
conoscevano l'italiano, hanno mantenuto viva la conversazione, è
stato un bel momento conviviale, poi loro sono andati via e mi hanno
lasciato la “cabanne” a disposizione, con ambienti molto
accoglienti, una bella cucina e dodici posti letto. Nel frattempo il
caro Sergio, chef della sezione, di lontane origini piemontesi, dopo
aver, inutilmente, cercato di procurare il timbro della parrocchia
cattolica da apporre sulle credenziali è ricomparso dopo qualche ora, felice per averlo recuperato e poter completare l'operazione, grazie.












Domani altra tappa interessante, che mi
farà conoscere un altro pezzo della verde Svizzera, fino alla
cittadina di Solothurn.
Buonanotte, Nino