sabato 30 giugno 2012

venerdì 29 giugno,
 ciao a tutti, mi spiace per le foto ma fino a che non sarò in qualche guesthouse o altra struttura che abbia una connessione locale, che va molto più veloce, sarà difficile che possa pubblicarle.
Questa mattina siamo partiti, dopo aver fatto un poco di provviste (questa volta con un trattamento onestissimo, cosa che non era capitata a Moraladur), per percorrere quella bella valle che ieri ci faceva immaginare interessanti prospettive, la Jokuldalur. Cosi è stato e per 30 km abbiamo camminato per pascoli e visto moltissime cascate oltre a piccole e suggestive gole che cambiavano spesso il regime del fiume da torrentizio a placido.Ora ci troviamo accampati con la n.s. tenda su un crinale e la vista domina tutta la valle appena attraversata; sull' altro versante, a nordest, si vedono, invece, le montagne ancora coperte di neve,  nei cui territori vivono le renne. Questo tipo di paesaggio (non l'ultima parte) ci ha fatto pensare un poco alle montagne italiane perchè per diversi aspetti questo tratto gli assomiglia, specialmente nei pascoli di alta quota delle Alpi Centrali o Occidentali: grandi pascoli, cime arrontondate dai ghiacciai ritirati e numerosi corsi d'acqua piccoli e grandi.
Oggi riflettevo sul tipo di diario e sui soggetti delle foto pubblicati, qualcuno poteva immaginare un blog diverso con molti più riferimenti sia scritti che di immagini relativi alle presenze umane e ai contatti avuti in questi 20 giorni.
Tra gli aspetti sopra indicati e il tipo di cammino progettato c'è una relazione. Nei n.s. resoconti abbiamo spesso parlato di tenda, poco di acqua intesa come risorsa da bere, pochissimo di strutture ricettive, queste sono state tre costanti del cammino. Infatti il progetto era stato impostato sulle distanze di 20-25-30 km giornalieri ma ancora di più suddividendo il percorso da compiere in base ad elementi cartografici ed informazioni che ci facessero immaginare la presenza di abitazioni (a cui, eventualmente, con la presentazione delle credenziali preparate dal parroco di Akureyri, chiedere ospitalità di fortuna), di fattorie, di guesthouse e di campeggi. Allora, oggi possiamo affermare di aver trovato paesi (intesi come concentrazioni di non più di 20-30 case, forse una chiesa e niente altro) in solo un paio di occasioni, un supermarket in 280 km di cammino e le strutture, ad eccezione di due situazioni, le abbiamo sempre trovate a 5-8 km dal percorso principale. Nonostante ciò, impostare il percorso nel modo che è stato effettuato ci ha permesso di dormire a giorni alterni in tenda e solo in un'occasione di usarla per due  giorni consecutive. Abbiamo, comunque, avuto discrete difficoltà nel fare provviste salvo nell'unica occasione capitata, aumentando ancora di più il peso dello zaino per diversi giorni. In alcune strutture abbiamo pagato il pane e altro come fosse oro.
Stesso problema per l'acqua, perchè è vero che ce n'è tantissima ma, nei tratti percorsi, il terreno circostante era spesso sporco di escrementi di animali  e forte era la presenza di pecore nei dintorni; ciò avrebbe obbligato ogni volta a disinfettarla, abbiamo provato allora a chiedere nelle case ma il problema, a qualsiasi ora del giorno, era trovare persone nelle case che sembravano disabitate (evidentemente le abitudini di vita e di lavoro differiscono abbastanza rispetto al continente). Di conseguenza anche i contatti, con una popolazione che comprensibilmente, comunque, non è incline a parlare molto e ancora meno con gli estranei, sono stati radi e molto brevi. Tutto ciò ha portato a dare prevalenza alla natura e alle sue espressioni e a raccontare i pochi aneddoti capitati, ma, in fondo, siamo sull'isola (e questo è un dato già significativo) più a nord d'Europa con un clima e condizioni di vita molto difficili e allora cosa possiamo pretendere di più... nulla. A chi piace l'Islanda così è...( e a me  piace moltissimo)
Buona notte Nino