giovedì 19 luglio,
ciao a tutti,
oggi Giovanni è in partenza, rientra a casa. Ci siamo salutati
davanti all'Ostello del centro sportivo di Vejen dove abbiamo passato
la notte. Un mese di faticosa, avventurosa, lunga esperienza e tante
belle situazioni vissute insieme. E' riuscito, comunque, prima di
questo giorno, ad aggiungere un altro buco alla cintura che,
probabilmente, ora, appenderà nella sua stanza come si faceva con la
stecca di legno che segnava i giorni del servizio militare.
Abbiamo percorso a
piedi poco più di 700 km, un buon risultato... Ne restano fra 2900
e 3000 circa per arrivare a Roma, andiamo avanti, il Natale lo
festeggeremo a casa senza alcun dubbio!
Potrei iniziare il
diario di oggi con un indovinello danese: immaginate come sarà
stato il meteo oggi?
Non aspettatevi un
grande premio perchè la risposta è troppo facile...molto variabile
e non sbaglierete!
Pioggia dall'
inizio alla fine dei 31 km, salvo qualche breve interruzione. Di
solito, nelle pause delle tappe si ha l'abitudine di togliere
scarponi e calze per far respirare ed asciugare i piedi, oggi non è
stato possibile e alla sera i piedi erano cotti e negli scarponi
nuotavano le rane!
Sto scherzando
perchè, invece, il materiale fornito da SCARPA (mod. kinesis gtx) è
davvero ottimo, il goretex funziona a meraviglia e anche dopo ore
sotto la pioggia la scarpa, seppure bagnata, all'interno è rimasta
umida ma calda senza creare vesciche.
Ora veniamo,
finalmente, a parlare della Danimarca. Non sarà un racconto con la
descrizione di ogni giornata, sia perchè è trascorso del tempo, sia
perchè, a differenza dell'Islanda dove il paesaggio mutava in modo
evidente, in Danimarca, eccetto il primo giorno in cui abbiamo visto
il mare, dopo si è sempre camminato nella campagna o su basse
colline.
Siamo sbarcati il
7 luglio e dopo un veloce sguardo alle belle spiagge di sabbia chiara
e al faro che stava scomparendo nella nebbia ci siamo diretti
verso il centro di Hirtshalls. La prima differenza evidente è stata
la tipologia e i materiali da costruzione diversi utilizzati per le
abitazioni (legno e muratura) rispetto a quelle islandesi ed una
cura molto attenta ai particolari nell'abbellire le finestre. Qua,
anche se siamo scesi abbastanza di latitudine, la luce non è troppo
intensa e le case non hanno bisogno di persiane per riparare le
stanze dal sole e dal caldo (il clima è mite e la temperatura nei
mesi estivi corrisponde alla ns. nei mesi di aprile-maggio), pertanto
i proprietari possono divertirsi a decorare le finestre, dall'interno, con fantasia e gusto.
Un altro
particolare importante è che ogni casa grande o piccola, senza giardino
espone, sempre, una piccola bandiera danese, mentre quelle con il
giardino hanno tutte il pennone per issare la bandiera quando le
occasioni lo richiedono... come da noi!
Infatti, come
dice, orgogliosamente, l'amico Mogens, i danesi sono un piccolo
popolo che vive nella nazione più grande d'Europa (comprendendo
anche la Groenlandia) e di ciò vanno molto fieri. Ci
incamminiamo lungo la pista ciclabile che corre non lontano dalle
dune e dal mare .Qua le piste e le persone che usano la
bicicletta sono tantissimi. Sulle strade più grandi sono realizzate
su entrambi i lati delle carreggiate e anche le strade di campagna,
spesso, ne sono provviste.
Anche in Danimarca
abbiamo previsto un percorso con andamento più diretto possibile,
che tenesse conto delle località descritte dall'Abate Nikulaus nel
suo diario e con tappe di 20-30 km che sfruttassero le piste e le
carrarecce di campagna. Non ci sono montagne, solo piccole colline,
e i sentieri sono una parte marginale dei percorsi per camminatori.
Sulle strade la densità delle auto in circolazione è abbastanza
bassa e camminando lungo le piste (asfaltate) si può godere della
vista del paesaggio in tutta sicurezza.
Già, proprio
la campagna, perchè la prima impressione, trasferendoci dal mondo
diverso e magico dell'Islanda alla Danimarca è stata di essere
tornato, improvvisamente, a casa; infatti il paesaggio della
campagna è molto simile al nostro, con coltivazioni di grano,
granturco, orzo e patate. Ma, poi, osservando meglio, a parte lo
stile diverso nella costruzione delle fattorie e la quantità di
bestiame bovino ed equino nei pascoli, si capisce che non ci si può
sbagliare e che cosa li distigue: la latitudine, che qui permette
di piantare conifere (abeti, pini, larici) e betulle a delimitare i
campi ed i pascoli mentre da noi si usano alberi tipici del clima
mediterraneo. Oltre alle conifere sono molto diffusi, specialmente
nelle zone umide ed intorno ai corsi d'acqua, il sambuco, il pioppo e
l'acero mentre le querce e roverelle sono diffuse in ogni ambiente.
Abbiamo attraversato quelle che qua sono definite piantagioni, vaste
aree destinate a bosco (abete bianco e rosso prevalentemente) e
realizzate, per la maggior parte, negli ultimi 60 anni, e si è
potuto vedere quanto sia intensa l'attività di taglio selettivo
delle piante per la produzione di legname e cippato. Per questo posso
dire che, pure essendo ambienti interessanti, queste piantagioni,
con alberi giovani e tutti, più o meno, con la stessa sezione di
tronco, non reggono il confronto con le nostre foreste casentinesi o
con i boschi delle alpi dove abbiamo piante secolari dalle forme e
dimensioni importanti. Nelle foreste danesi grande è, comunque, il
silenzio che regna ed abbastanza raro incontrare animali tipici di
quell'ambiente (ungulati, lepri, scoiattoli.). La latitudine
impedisce, anche, la diffusione di variegate fioriture e i
loro profumi, tipici della nostra macchia ma anche delle nostre
alpi in questi stessi mesi, mentre sono abbastanza diffusi lamponi e
mirtilli oltre a fragole di bosco, ribes e more.
A differenza
dell'Islanda, nella campagna danese è molto ridotto l'allevamento di
pecore ed i terreni sono recintati solo se destinati al pascolo.
Le fattorie hanno
delle belle costruzioni, spesso di colore chiaro e alcune hanno
ancora i loro tetti originari fatti di canniccio ed erba spessi 30 cm, le più importanti e datate hanno uno sviluppo ad U e al centro
l'immancabile pennone.
Un altro aspetto
che ci ha colpito, legato al tipo di educazione, senso dello stato e
del bene comune è stato incontrare, all'ingresso delle fattorie o
davanti alle abitazioni degli artigiani, vari banchetti dove venivano
esposti e messi in vendita i prodotti della terra (fragole, ciligie
e patate) o manufatti in legno e accanto una cassettina (senza
custodia) dove depositare il denaro per l'acquisto della merce
esposta.
Abbiamo visto, sia
nelle città che nei centri minori, arredi urbani e aree attrezzate
tenuti con cura e senza i soliti segni di atti vandalici, grandi
edifici pubblici dalle architetture moderne e funzionali destinati a
scuole e attività ricreative come anche moltissimi centri sportivi
con bellissime piscine pubbliche e tappeti verdissimi per il calcio.
Spesso certe strutture, da noi, si vedono realizzate solo per le
cliniche private ma penso che le politiche governative danesi (grande
welfare e alte tasse come ci spiegavano bene gli amici Servas) oltre
alla bassa densità di popolazione e ad un territorio di più facile
gestione (senza montagne e sismicità) permettano una qualità della
vita migliore come ha la fama di essere in Danimarca.
Un aspetto che
invece ci ha sorpreso e che accomuna la Danimarca all'Islanda,
probabilmente anche in questo caso il clima e le abitudini di vita
sono determinanti, è stato vedere e percepire un irreale silenzio
intorno alle abitazioni, sia nei paesi che nelle fattorie.
Si comprendeva
meglio il fenomeno, in Islanda, visto l'esiguo numero di centri
abitati che potessero essere definiti tali e la distanza tra le
fattorie, ma qui a qualsiasi ora del giorno si incontrano paesi con
poche persone in giro a far spese (pochi i supermarket e pochissimi
i negozi), le case tenute in perfetto stato e senza un filo d'erba
fuori posto, le auto o le biciclette parcheggiate fuori ma mai una
luce accesa all'interno delle abitazioni, una radio che suona una
musica o un bambino che giochi nel suo giardino. Non ci sono i bar o
i pub, pochissimi i ristoranti e più facilmente i fast food, perchè
ci hanno spiegato che le bevande e mangiare fuori casa costano troppo e
le famiglie consumano gli stessi prodotti a casa. Anche la struttura
dei centri urbani è abbastanza diversa da quelli della zona
mediterranea e si fa fatica a individuare un punto focale preciso che
identifichi il cuore del paese (molte volte anche le chiese le
abbiamo trovate in posizione decentrata). Altro elemento comune con l'isola dei ghiacci è la mancanza di fonti pubbliche ed è abbastanza
raro vedere una presa d'acqua all'esterno delle abitazioni (ma almeno davanti ad ogni Chiesa si trova una fonte o nelle aree attrezzate shelter), come pure
l'orario dei negozi e degli uffici che alle 17.00 chiudono tutti e
sui centri abitati cala il silenzio assoluto. Ma, in fondo, si
viaggia per conoscere e capire meglio anche le differenze e se pensiamo a quelle
che ci sono, sotto molti aspetti, tra il n.s meridione ed il nord
Italia si può comprendere come i fattori ambientali possano creare
diversità tra popoli che vivono a 2500 km di distanza.
Sono le 8,30 del
venerdì 20 luglio e ancora sto scrivendo. Ci siamo svegliati con il
sole (ma non mi illudo che duri ), i vestiti sono ancora umidi e
oggi ho deciso di prenderla con calma, troppa la pioggia di ieri . Mi
trovo in un posto bellissimo, una fattoria a pochi km da Jels, dove
la padrona di casa ha adibito ad ostello per l'Harvejin route una
vecchia stalla con fienile; docce sotto una copertura all' aperto e
pure la cucina comune e i tavoli da pranzo, situazione spartana ma di
grande atmosfera agreste. Al piano superiore, nel fienile, la
camerata con i letti a castello e al piano terra grande sala con
tavolini e zona per i gruppi musicali per le serate organizzate.
Non era previsto,
ieri, di arrivare fino a qui, ma quando sono giunto a Jels ho
scoperto che l'Ostelllo segnalato era stato sostituito da un albergo
due anni fa e allora ho comprato i viveri, ho percorso altri 7 km di cammino tra
boschi e qualche lepre e sono arrivato a Ellegaard.
Ancora una volta
scopriamo che merita lasciar andare le cose come deve essere per
scoprire che tutto andrà a posto (magari non nella direzione che
volevamo ma in quella che doveva essere in quel momento), può essere positivo persino
arrivare tardi ad un Ostello dopo 40 km di marcia quando ciò ci ha
permesso di vedere, a tarda sera e con una luce particolare, i
caprioli che, usciti dal bosco, mangiavano nei prati o sbagliare
sentiero, per una delle poche ambigue indicazioni, e tornando sui
propri passi, ripassare nello stesso luogo dove prima era nuvoloso
ed insignificante e la seconda volta, con il sole appena sbucato fuori
dopo un breve acquazzone, tutto assumeva una luce diversa e tanti
erano i colori meritevoli di numerosi scatti fotografici.

















Ora saluto le due
signore danesi che stanno partendo con il loro tandem per una nuova
tappa e poi sarà meglio che vada a preparare lo zaino per mettermi
in cammino e cercare un luogo dove avere la connessione (poi vi
spiegherò...ma anche la Danimarca ha i suoi punti critici) per
spedirvi queste righe. Buona giornata Nino